È la fine!

Ogni fine di qualcosa è l’inizio di qualcos’altro, cui possiamo dare un’impronta con le nostre scelte.

Ogni fine di qualcosa è l’inizio di qualcos’altro, cui possiamo dare un’impronta con le nostre scelte.

Sì! Questa volta è veramente la fine, ma dell’anno!…

Termina il fatidico 2012, di cui si parla da tempo, da millenni!
Solo 10 giorni fa, il 21 dicembre, avrebbe dovuto terminare il conto alla rovescia, dopo di che?…
Almeno non è giunta la fine dei tempi, come i più radicali continuavano a predicare nonostante tutte le smentite e le dichiarazioni tranquillizzanti da parte di esperti delle più diverse discipline. Con il tormentone della “fine del mondo” siamo riusciti a scomodare persino gli attuali Maya, discendenti della grande civiltà precolombiana responsabile di questa presunta “profezia”, legata al fatto che il calendario da loro elaborato si interrompe improvvisamente, proprio il 21.12.2012.
Oggi noi siamo nella stessa condizione: termina il nostro calendario, stasera festeggiamo attendendo tra baldoria e bagordi il passaggio della mezzanotte e domani appenderemo al chiodo un nuovo calendario.
Anche i Maya hanno festeggiato 10 giorni fa; certo, per loro l’evento è del tutto straordinario, visto il ciclo plurimillenario del loro calendario: non capita proprio a tutti poter esserci!…
Qualcosa di simile è successo a noi nel passaggio del millennio, o ai nostri antenati del 999, molti dei quali davvero terrorizzati del primo passaggio millenario dalla nascita di Cristo, ovvero dall’adozione del nostro calendario!
Cambiano i tempi, le condizioni, ma resta la nostra fragilità di fronte all’ignoto, ci facciamo piccoli e timorosi non appena qualche circostanza accende una sorta di atavica irrazionalità: l’ignoto può nascondere pericoli!

la paura del buio ce l’abbiamo ancora dentro,
da qualche parte del nostro cervello che ha registrato ogni istante della nostra vita, comprese le esperienze paurose che abbiamo attraversato da piccoli.

La ragione e le emozioni lavorano in modi diversi, e non sempre il loro incontro si svolge facilmente, quando si tratta di fronteggiare situazioni potenzialmente pericolose: a volte la ragione riesce a contenere l’emozione, a volte l’emozione diventa un fiume in piena che travolge tutto.
In questo senso la “profezia” della fine del mondo ha toccato corde sensibili. In fondo si tratta della nostra stessa esistenza e del senso che 7 miliardi di uomini passino il tempo su una gigantesca palla che gira insieme a tante altre palle nel vuoto dell’Universo infinito, tentando di viverci nel miglior modo possibile! Credo che ad immedesimarsi un certo senso di vertigine può venire!…
Siamo sicuri di essere al sicuro?… In fondo da tempo ci stanno dicendo che la terra si sta surriscaldando, che i ghiacciai si stanno sciogliendo, che l’aria è sempre più irrespirabile, che l’inquinamento sta compromettendo tutti gli equilibri, che la desertificazione avanza, che il disboscamento dei polmoni della terra creerà situazioni allarmanti e irreversibili, per non parlare delle guerre, del terrorismo, dei disagi sociali, ecc.
Film, libri, programmi televisivi hanno messo insieme tutto questo riuscendo a descrivere uno scenario inquietante e paralizzante e hanno avuto un grande riscontro proprio perché la questione interessa visceralmente ogni essere umano, anche se ognuno la affronta in modo personale, in base al proprio modo di porsi di fronte a se stessi, agli altri uomini, alla vita.
Molti sono rimasti indifferenti, per loro tutto è andato avanti come al solito.
Molti altri si sono riuniti a meditare, certi di assistere ad un passaggio verso una nuova era, caratterizzata da una maggiore e più profonda consapevolezza della Verità.
Molti hanno riso delle profezie, hanno criticato libri, film, rotocalchi, discussioni, ma una sbirciatina timorosa intorno a sé, senza farsi accorgere, l’hanno data: io non ci credo, ma metti che mi sbaglio?!…
Molti avevano davvero timore di poter assistere a scenari apocalittici: tempeste di fuoco, diluvi universali, tsunami, terremoti…è veramente troppo per stare tranquilli! Un respiro di sollievo l’hanno potuto tirare, almeno per ora (non si sa mai…).

Voglio raccontarvi come io ho affrontato la “fine del mondo” (o come avrei potuto farlo…).

Prima versione.

Suona la sveglia, come al solito, alle 7.00 e mi accingo ad iniziare una nuova giornata.
Faccio colazione con la mia famiglia, porto i figli a scuola, faccio in tempo a bisticciare con mia moglie e inizio la mia giornata di lavoro. Controllo la posta, rispondo ad un paio di mail, porto avanti un progetto cui sto lavorando. Pausa pranzo, metto un po’ in ordine, mi rilasso un po’ suonando poi vado a prendere i miei figli a scuola. Scrivo al computer, con qualche pausa ogni tanto, fino all’ora di cena. Domani è sabato, non si va a scuola, i bambini possono restare svegli un po’ di più, così vediamo un pezzo di film con loro. Dopo essersi coricati leggo un po’, finché la stanchezza prende il sopravvento: è ora anche per me di andare a dormire. Insomma un giorno normale, come tanti altri, “senza infamia e senza lode”.

Seconda versione

Mi sveglio ben riposato prima che suoni la sveglia. Ne approfitto per predispormi ad una buona giornata facendo un po’ di yoga e di meditazione. È una bella giornata di sole e mi sento di buon umore. Se ne accorgono anche i miei familiari, che sono contenti di iniziare anch’essi la giornata in allegria. Anche la giornata lavorativa è particolarmente fruttuosa, mi sento apprezzato dalle persone che incontro e ne sono contento. Avvicinandosi il Natale scambio i tradizionali auguri e me ne torno a casa pregustando un po’ di giorni di pausa lavorativa. Metto un po’ in ordine, incarto qualche regalo di Natale e scrivo qualche bigliettino, poi mi dedico ad attività che desideravo fare da tempo, tra cui mi fa particolarmente piacere fare un disegno con i miei figli, cui prometto che dopo la gustosa cenetta che sta preparando mia moglie potranno restare alzati un po’ di più visto che l’indomani non si va a scuola. Tutti contenti passiamo una piacevole serata e, una volta coricati, ripenso con piacere a tutte le cose che mi sono successe: davvero una splendida giornata.

Terza versione

Quando mi sveglio, al suono fastidioso della sveglia, la prima cosa che penso è che avrei dormito volentieri almeno un’altra ora… Sento una strana inquietudine. Ricordo che è il 21 dicembre ma penso che questo non c’entra. Quando però guardo fuori dalla finestra qualche presentimento funesto si insinua: una strana luce grigia, nubi cupe, molto basse e dense di pioggia pronte a riversare tutto il loro contenuto sulla terra. Faccio appena in tempo a lasciare a scuola i miei figli che inizia un violento temporale, con spaventosi fulmini che squarciano il cielo, accompagnati da fragorosi tuoni e fiumi d’acqua che si riversano sulle strade e che i tombini non riescono ad assorbire. Le macchine cominciano a formare code, io a piedi riesco ad entrare in casa. Provo ad accendere la televisione, allarmato da quello che sta accadendo, ma è saltata la corrente! Iniziano ad arrivare telefonate di parenti ed amici, il panico inizia a serpeggiare. Io cerco di mantenere la calma, ma non sono molto convincente. Si sentono sirene, la gente abbandona le macchine a bordo strada e si mette a correre a piedi, si sentono voci spaventate. Dopo due ore di caos sembra tornare lentamente la normalità. Le nubi si diradano ed esce un’occhiata di sole. Qualcuno torna a recuperare l’auto, qualcuno piange, qualcuno si abbraccia, contento che non era la fine temuta. Nel pomeriggio ci siamo ritrovati tutti in casa a raccontarci quello che avevamo vissuto: tutto si è risolto in un grande spavento, per fortuna. La sera ce ne siamo andati a letto, esausti, anche se il giorno dopo non si andava a scuola né a lavoro: una giornata da eliminare dal calendario…

Con un po’ di fantasia potrei inventare innumerevoli altre versioni, ma di fatto ne ho vissuta una soltanto.

Ogni giorno facciamo la stessa cosa:

inventiamo versioni delle nostre giornate e cerchiamo di scegliere le migliori.

A volte abbiamo poca fantasia, così finiamo per utilizzare sempre lo stesso schema, a volte le versioni che scriviamo non ci vengono molto bene, e le giornate risultano prive di vitalità, altre volte invece siamo molto creativi, e riusciamo a colorare le nostre giornate di colori vivaci o a tinte fosche, a seconda di come ci gira il pennello…

A voi quali versioni vi vengono?… Avete abbastanza fantasia e colori a disposizione?… Se non ne avete procuratevene, perché

più riuscite a inventare nuovi scenari, più ampia sarà la possibilità di scelta,
tra giorni banali, felici o infernali!

Picture of Luciano Cirino

Luciano Cirino

Sono psicologo e psicoterapeuta, musicista per passione, ho approfondito il profondo legame tra Arte e Psicologia. Ogni giorno mi esercito nell’Arte di vivere sereni, svolgendo attività utili e piacevoli e coltivando passioni e buone relazioni.

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