Scegli di stare bene
In questo articolo sono presentati i contenuti della conferenza Il Benessere come scelta, tenuta dalle Dott.sse Federica Ferraris, Alice Regalia e Anna Tomasello il 27 settembre 2021.
Innanzi tutto la Dott.ssa Federica Ferraris ha dato un inquadramento generale del concetto di Benessere, che già nel termine richiama al “ben essere”, ovvero esistere bene, stare bene.
Una svolta importante, nell’evoluzione del conetto di benessere, risale al 1946, quando
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la salute come
uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale
e non solo come assenza di malattie e infermità.
Il benessere psicologico è stato descritto come una condizione in cui “l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.
Possiamo individuare 6 pilastri del benessere, ovvero caratteristiche di base, fondamentali per costruire e mantenere saldo il nostro stare bene. Per ogni caratteristica verranno evidenziate anche i sintomi della loro assenza, il loro “contrario”.
AUTONOMIA: capacità di essere indipendenti, di auto-determinarsi, di sviluppare un pensiero autonomo rispetto alle pressioni sociali, di valutare se stessi in base ai propri standard. O al contrario preoccuparsi eccessivamente delle aspettative e del giudizio degli altri, non essere autonomi nel prendere decisioni importanti, conformarsi alle pressioni sociali.
PADRONANZA DEL CONTESTO: riuscire a padroneggiare l’ambiente in cui si vive, cogliendo le opportunità e fronteggiando le avversità, in base ai propri valori. O al contrario avere difficoltà nel gestire gli eventi quotidiani, sentendosi impotenti e non riuscendo ad esplorare nuove opportunità.
CRESCITA PERSONALE: sentirsi in continuo sviluppo e in grado di esprimere il proprio potenziale, rimanendo aperti a nuove esperienze. O al contrario vivere una situazione di stagnazione, insoddisfazione, noia e costrizione, non sentendosi in grado di esprimersi in modo autentico.
RELAZIONI POSITIVE CON GLI ALTRI: costruire delle relazioni affettive e sociali basate sulla fiducia, sul calore, sull’intimità, sull’empatia e sulla reciprocità. O al contrario sentirsi chiusi, isolati, sfiduciati, poco aperti nei confronti degli altri.
SCOPI DELLA VITA: sentire di direzionare le proprie energie verso degli scopi definiti, che diano un senso alla propria vita, in continuità tra passato e presente.
O al contrario percepire una mancanza di significato nella propria vita, non avere obiettivi o prospettive verso cui tendere, non riconoscendo il valore delle esperienze passate.
ACCETTAZIONE DI SÉ: mantenere un atteggiamento positivo verso se stessi, riconoscendo e accettando pregi e difetti. O al contrario desiderare di essere diversi da come si è, non accettando aspetti di sé e percependo un senso di delusione e insoddisfazione.
La Dott.ssa Alice Regalia ha poi evidenziato come è possibile stare bene, partendo dall’idea di base che
il benessere è una scelta individuale:
la vita è fatta di sfide e
per affrontarle e superarle è necessario attivare le proprie risorse.
In preparazione della conferenza era stato chiesto tramite vari canali
Cosa fai per stare bene? Cosa ti fa stare bene?
Ecco di seguito alcune risposte:
- Riuscire a vivere con felicità i momenti insieme alla mia famiglia
- Riuscire a prendere tempo per me per ricaricare le energie
- Sapere che tutti i membri della mia famiglia sono sereni
- L’affetto della famiglia e degli amici, oltre che leggere un buon libro
- Domanda difficile, sicuramente il far star bene gli altri ma non sempre è facile
- Stare in pace con tutti
- Amo stare con la famiglia e gli amici e dedicarmi alla lettura
- Il buon utilizzo del tempo
Come evidenziano queste risposte, è possibile sottolineare due aspetti del benessere: soggettivo (tempo per me, leggere libro, ricevere affetto) e di relazione con l’ambiente (star in pace, far star bene gli altri, star bene in famiglia / amici).
Il benessere mentale può dunque essere definito come “una condizione di raggiungimento di un equilibro inter e intra individuale” che si può potenziare così come si potenzia il benessere fisico.
Per farlo può essere utile l’aiuto dello psicologo, il cui obiettivo è promuovere la condizione soggettiva di benessere attraverso il potenziamento delle risorse già presenti nella persona, anche in una condizione di difficoltà. Nel corso dei colloqui lo psicologo cerca di individuare quella che viene chiamata “parte sana”, aiutando a focalizzare l’attenzione su possibili comportamenti che possono migliorare la qualità della vita e costruendo e potenziando abilità e risorse già presenti in ognuno di noi per fronteggiare al meglio le situazioni stressanti.
Il ruolo dello psicologo del benessere è quindi quello di supportare le persone al miglioramento della qualità della vita in diversi ambiti (famiglia, lavoro, scuola, fasi di vita come gravidanza o invecchiamento, ecc…) favorendo il potenziamento positivo delle proprie caratteristiche personali che portano all’attuazione di strategie comportamentali che nutrono il benessere.
Fondamentale in questo processo è ascoltare e imparare a concentrarsi sul mondo emotivo, in quanto:
le emozioni sono segnali utili per conoscersi meglio ed
esprimerle aiuta a stare in contatto con la propria interiorità, “sentirsi”,
prendere consapevolezza di come si sta e prendersi cura di sé,
con effetti positivi sul sistema immunitario e in generale sul benessere psicofisico.
Per una serie di motivi, personali o legati a specifiche circostanze, spesso le emozioni non vengono ascoltate ed espresse, anzi vengono messe da parte o addirittura negate, cosa che può portare a varie somatizzazioni, ovvero evidenti manifestazioni a livello corporeo dei problemi interiori (alcuni sintomi somatici diffusi sono per esempio tensioni muscolari e/o dolori a livello della testa, delle spalle e dello stomaco).
Da questo punto di vista la Dott.ssa Anna Tomasello ha infine affrontato una problematica attuale, ovvero il modo in cui è cambiata la percezione del benessere durante la Pandemia da Covid-19.
Quello che è accaduto è assimilabile ad un trauma collettivo, in quanto l’impatto dell’infezione su scala mondiale ha avuto le caratteristiche tipiche del trauma:
- è stato improvviso
- ha minato il nostro senso di sicurezza facendoci temere il contagio, la malattia e la morte nostra e dei nostri cari
- ci ha fatto sentire impotenti e senza protezione (pensiamo per esempio alla difficoltà iniziale nel reperire le mascherine e l’incertezza dell’efficacia delle cure)
- la quotidianità è stata stravolta, tutto si è fermato (lockdown, scuole chiuse e Didattica a Distanza, smartworking, perdita delle relazioni sociali, perdita del lavoro, nuove dinamiche familiari)
Tutto ciò è avvenuto in modo veloce, la mente non ha avuto il tempo di elaborare quanto accadeva.
Il trauma può determinare nel tempo lo sviluppo di un disturbo da stress post traumatico (PTSD) con effetti a lungo termine o cronici. Uno studio ha rilevato come Il 30 per cento dei pazienti ricoverati per Covid-19 ha sviluppato tale disturbo.
All’inizio della pandemia è stato riscontrato l’aumento di insonnia e dei livelli di ansia e depressione, ma lo stress persiste ancora oggi perché non siamo ancora del tutto usciti dalla pandemia nonostante la situazione sia nettamente migliorata e iniziamo a vedere la luce.
Permane infatti uno stato d’incertezza dato spesso dalle modalità comunicative dei media, dal non poter sapere quando potremo liberarci delle mascherine e finirà realmente tutto.
C’è un aumento dell’intolleranza all’incertezza che spesso ci impedisce una progettualità.
Questo disagio si manifesta con disturbi di concentrazione, affaticamento, irritabilità, pensieri intrusivi, dipendenze (sintomi tipici dello Stress Post-Traumatico), ma anche disturbi psicosomatici.
Occorre però sottolineare che gli effetti di una situazione traumatica dipendono anche dalle caratteristiche della persona che la subisce.
In quest’ultimo anno e mezzo abbiamo sentito tanto parlare di “resilienza” come la capacità di fronteggiare e adattarsi ad una situazione avversa.
Essere resilienti non vuole dire non provare dolore emotivo, difficoltà e sofferenza ma riuscire a gestire e reagire alle situazioni stressanti.
La Pandemia da Covid-19 ha dimostrato che non possiamo tenere tutto sotto controllo: non abbiamo il controllo sull’evoluzione della pandemia, sulle nostre emozioni e sulle paure.
Tuttavia possiamo controllare il nostro agire, scegliere come comportarci.
Riprendendo alcune indicazioni già emerse, di fronte alle difficoltà che ostacolano il nostro benessere è importante:
- ascoltarsi
- riconoscere i nostri pensieri e le nostre emozioni anche se spiacevoli (sono la nostra parte più autentica ed esprimono i nostri bisogni)
- accogliere e accettare le nostre emozioni senza alcun giudizio (senza dirci “non dovrei/vorrei sentirmi così”, “sono un debole” ecc., ma riconoscendo la normalità delle nostre reazioni)
- agire in modo consapevole, facendo ciò che è veramente importante per noi
- chiedere aiuto, se si incontrano difficoltà nel mettere in pratica tali indicazioni