Tossico-Dipendenza: comprendere per sfatare i tabù

Come fare, quando la dipendenza da sostanze entra nelle nostre vite? Quando siamo coinvolti direttamente o quando un nostro caro si affaccia all’utilizzo di droghe, o quando ci accorgiamo che quel nostro amico sta esagerando con quel “goccio” di alcol troppo frequente?

Tossicodipendenza: ospite indesiderato

Come fare, quando la dipendenza da sostanze entra nelle nostre vite? Quando siamo coinvolti direttamente o quando un nostro caro si affaccia all’utilizzo di droghe, o quando ci accorgiamo che quel nostro amico sta esagerando con quel “goccio” di alcol troppo frequente?

Spesso in questi casi emergono numerose emozioni negative: vergogna, colpa, sconforto, rabbia. Dunque si tende ad evitare di parlarne, così come si evitano le persone che fanno uso di droghe perché viste come sgradevoli, non lucide, imprevedibili. Molti sono i programmi di prevenzione messi in atto dalle scuole negli ultimi anni, ma non tutti hanno avuto l’occasione di poterne fruire e spesso restano domande irrisolte su come funzionino le droghe, perché certe persone sviluppino una dipendenza e altre no, insomma cosa c’è dietro questo mondo spesso volutamente nascosto.

Cosa significa tossico-dipendenza

Per rispondere alle domande che emergono quando veniamo a contatto con questo problema occorre innanzi tutto comprendere il significato di queste due parole: “TOSSICO” – “DIPENDENZA”.

La prima è piuttosto intuitiva: “tossico” fa riferimento alle sostanze psicoattive, ovvero a tutte quelle molecole che, entrando in contatto con il nostro organismo, ne alterano l’equilibrio psicofisico. Ricordo che quando ho iniziato ad affacciarmi all’argomento sono rimasta stupita dal grande numero di sostanze che hanno questo potere. Alcune sono ovvie: l’eroina, la cocaina, le droghe sintetiche, la cannabis, gli psicofarmaci. Anche l’alcol, nonostante sia socialmente accettabile, causa danni devastanti a fronte di un uso continuativo. Ma la caffeina e il tabacco? Chi ci pensava? Eppure esiste l’intossicazione, l’abuso e l’astinenza anche per queste due sostanze!

Quindi chiunque di noi beva caffè o fumi sigarette è un tossicodipendente? L’adolescente che prova a fumare una canna con gli amici è un tossicodipendente? Se bevo due aperitivi al bar sono un alcolista?

Per rispondere a queste domande, e quindi comprendere come si sviluppa una patologia, entra in gioco la seconda parola, ovvero il concetto di “dipendenza”.

Molti stimoli piacevoli possono portare a sviluppare una dipendenza. I media giocano molto su questi concetti: “shopping addicted”, “chocolate addicted”, “social addicted”, sono solo alcuni degli esempi di “addiction” (dipendenza) che vengono presi alla leggera perché socialmente accettabili, leggeri, quasi simpatici.

La dipendenza si sviluppa quando una certa sostanza o un certo comportamento diventano il centro della vita della persona. Quando l’uso è quotidiano, i tentativi di smettere falliscono, gran parte della giornata è impiegata a procurarsi quell’oggetto del desiderio, si perde il controllo sulle quantità di utilizzo. Questo porta quindi a un deterioramento della gestione della quotidianità: si perdono gli amici, si litiga con la famiglia, peggiora la situazione lavorativa.

Esistono anche le dipendenze comportamentali, a volte meno conosciute ma altrettanto pericolose: da shopping, da internet e tecnologia, da sesso, da gioco d’azzardo, da cibo.

Cosa hanno in comune questi oggetti di dipendenza? Sono tutti piacevoli e danno una gratificazione immediata. Creano una risposta nel cervello che sviluppa un senso di apprendimento:

“Faccio quella cosa perché è piacevole – mi capita una giornata in cui sono giù di morale – rifaccio quella cosa piacevole – il mio cervello impara come spegnere rapidamente la tristezza”.

La dipendenza si sviluppa quando alla base c’è un terreno “fertile”, delle fragilità, delle emozioni negative o dei disagi irrisolti, che trovano nella sostanza o nel comportamento dipendente la “soluzione temporanea” al proprio malessere.

Proprio per questo è importante parlarne, capire, esplorare a fondo cosa ci dicono le nostre sensazioni ed emozioni. Conoscere meglio il nostro mondo interiore ci permette di entrarne in contatto, di trovare parole per esprimerlo, di sapere come gestire i momenti di fragilità o sconforto. In questo modo si migliora la consapevolezza di come funzioniamo nel mondo e di come possiamo stare bene nella quotidianità.

Capendo che nel disagio non si è soli, senza vergogna e senza tabù.

Parliamone insieme! Se ti interessa saperne di più sul tema, se conosci qualcuno che ha bisogno di aiuto o se semplicemente sei incuriosito dagli argomenti trattati, lasciaci un commento o contattaci. Saremo contenti di poter approfondire questo argomento.

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Alba Grimoldi

Ho lavorato in Servizi che si occupano di disabilità infantile, adolescenza e persone con patologie psichiatriche.
Negli ultimi anni ho approfondito il tema della Dipendenza, lavorando in una Comunità per il trattamento di adulti con problematiche di tossicodipendenza e alcolismo, che necessitano di un supporto psicologico.

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